domenica 24 novembre 2013

Isca delle donne dell'Acropoli


Isca delle donne dell'Acropoli 

Il margine di sopravvivenza dell'antica Molpa.

Varie località italiane condividono il nome della piana alluvionale di Isca delle donne: il siciliano iska «isola fluviale» e «terra irrigua»; il calabrese iska «striscia boscosa e cespugliosa lungo un fiume»; l'irpino iska «terreno irriguo o presso l'acqua»; il trentino iscia «giuncheto»; i sardi iscra, isca, íscia «zona coltivabile presso fiumi, zona di orti, zona di aiole, aiola»; e infine il toponimo dell’isola d’Ischia 1. Tali nomi, ordinariamente ritenuti di derivazione neolatina, da insula, sono di ben più antica attestazione. Riemergono in età tardo imperiale dal comune substrato preromano delle lingue parlate dalle nostre genti. Come in insula - da base fenicia ebraica ī (isola, terra costiera) e nşl, nāšal (allontanarsi) - due diversi e complementari gruppi di lessemi si associano qui al fonema ī «costa - terra costiera», s’incrociano, e possono aver concorso all’identificazione del carattere dei luoghi cristallizzato nel loro nome. Il primo gruppo comprende il significato di terre costiere ricche d’acqua, come da Accadico: saḫḫu «terreno saturo d'acqua, palude, stagno»; šaḫāṭu «pulsare, sgorgare continuamente»; šaqā'u, šaqû «irrigare, dar da bere». 
L’origine è convalidata dal nome classico, oggetto delle annotazioni di Giovanni Semerano, dell’isola d’Ischia: Inarime. Evocato da Virgilio, i narim è «l’isola delle sorgenti», dei corsi d’acqua termali: i (isola) e narim, semitico nahr, Accadico nāru (corrente, fiume). Il secondo gruppo rappresenta il concetto di cura, coltivazione, affidamento in gestione delle terre e comprende: šīḫu: «fattoria, tenuta, pieno sviluppo di popolazione, piante e animali»; isqu, zittu: «una quota, condivisione»; iškāru: «riparto, assegnazione, lottizzazione di terre fertili». “Isca delle donne” è dunque «ripartizione costiera di terre fertili contornate dall’acqua assegnate alle donne».



Incisioni verso Palinuro

Il significato del toponimo va inteso in accoppiamento strutturale con l’ambiente che lo circonda: l’isolamento tra due fiumi, il Lambro e il Mingardo; l'osservatorio di capo di Palinuro; e la prossimità dell’antica Molpa. Polis della quale “Isca delle Donne” costituì il margine di sopravvivenza, con l’intera piana alluvionale e gli accessi, protetti dal promontorio, alle foci dei fiumi, veri nodi di scambio modale delle merci tra tregge o carri e navi. Lambro origina da Accadico Luhmû (pantano) e Ambar (palude). Secondo Giovanni Semerano la radice Ambar è comune a Lambrus ed ai fiumi che danno luogo a larghe stagnazioni come, Ambra, Ombrone, Sam-bra, con il significato di «Fiume che dilaga in palude», caratteristica comprovata in epoca storica e condivisa con il Lambro milanese. Mingardo deriva, come Mincio, da Accadico mȗ-ḫinki «acqua che attraversa le strette» (forse incrociato con makāru: inondare, irrigare), e adru «scura, perché ricca di limo»; l’idronimo significa quindi «acqua scura che passa le gole», come al fiume occorre presso San Severino. Palinuro è letteralmente «il guardiano del faro» che segnala la prossimità dell’approdo, da Accadico: Pālilu guardiano e nūru, urru, luce. Come Melfi e Molfetta, antica Melfis sul promontorio, Molpa significa Acropoli e deriva - quale il nordico Melpum - da melȗ (altura, alto) e appu (roccia, punta, parte superiore, sperone di terra), ugaritico, ebraico: ap, mūlû, elû: salita arrampicare2.


Il Lambro presso la foce
Profilo della collina di Molpa sullo sfondo




























L’Acropoli di Molpa è un luogo sacro, protetto dal cielo, elevato e difendibile, dove erano custodite le riserve alimentari della piana: poste al riparo dallo straripamento dei fiumi, tuttavia atteso perché giungeva a fecondare la terra e a renderla facilmente lavorabile con aratri di legno. Prima delle stagioni piovose la popolazione rafforzava gli argini dove era necessario limitare i danni, alle case e agli stabbi, e li abbatteva dove era necessario fertilizzare i campi. Creavano così una “riserva di esondazione” che dava sfogo al dirompere delle acque evitando la devastazione incontrollata. Prima che i livelli dei fiumi superassero gli argini la popolazione raccoglieva le greggi e trovava rifugio sull’Acropoli dove, anche in caso di aggressione, si riuniva con armi ed armenti per proteggersi dalle razzie. Molpa è contornata da rupi a strapiombo, sul mare e verso le foci dei fiumi, con il solo fianco nord di facile accesso. Qui, da posizione dominante, un manipolo di difensori schierati a falange, poteva avere facilmente ragione di aggressori in forze preponderanti, respingendoli o istradandoli verso il sentiero più esposto, fuori dalle fortificazioni, per poi farli precipitare dalla rupe come animali con fulminee sortite. Da lassù in contatto visivo con il faro e con la fertile piana alluvionale tra le foci dei due fiumi, dov’è Isca delle Donne, la Polis di Molpa, come dall’alto di una Ziggurat naturale, previene ogni possibile minaccia, diviene punto d’incontro tra diverse civiltà mediterranee e uno dei centri di fondazione e diffusione de “Le Origini della Cultura Europea”.


Rocca di Molpa sul mare presso la foce del Mingardo



Molpa, 28 settembre 2013
Franco Sarbia



1 Pur giungendo a conclusioni dissimili dalle sue i riferimenti al significato dei nomi nelle diverse lingue regionali sono tratti da: Massimo Pittau, “Il Lessema Latino Insula/Iscla in Sardegna” http://www.pittau.it/Sardo/insula.html

2 L’etimologia dei nomi è tratta direttamente da Giovanni Semerano “Le Origini della cultura Europea” o è a tale opera ispirata.